La mozzarella di bufala è uno degli alimenti simbolo del made in Italy, fra i più amati e invidiati. E non a caso è anche uno dei più contraffatti. Insomma, non è tutto oro bianco quello che…gocciola. E gli illeciti, che vanno dall’uso di cagliate surgelate alla concorrenza sleale dei mercati esteri, costituiscono una forte minaccia alla qualità e all’autenticità del prodotto. Per dare un’idea della diffusione del pregiato latticino, si pensi che nel 2013 sono state prodotte 37mila
tonnellate di mozzarella di bufala campana DOP. Di queste, il 73% è finito sulle nostre tavole, mentre il resto ha oltrepassato i confini nazionali, finendo soprattutto in Francia (22%). Per difendere questo fiore all’occhiello del comparto agroalimentare italiano, è intervenuta la Commissione parlamentare di inchiesta su pirateria e commercio abusivo, dedicando un approfondimento alla tutela di «un lavoro secolare, che ha fondato la sua solidità sulla passione, sulla competenza e sull’ingegno di agricoltori e allevatori». Il primo campanello d’allarme riguarda, secondo l’analisi, l’inspiegabile riduzione del costo del latte di bufala alla stalla: «Nel 2015 è stato pagato allo stesso prezzo del 1992, quando i costi di produzione erano di circa un terzo rispetto ad oggi». Un dato che colpisce pesantemente gli allevatori e favorisce i grandi caseifici industriali.
C’è quindi il problema delle frodi e delle contraffazioni. Dal 2012 a metà del 2015 i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (NAS) hanno effettuato oltre 131mila controlli, di cui quasi 8mila dedicati solo al settore “latte e derivati”. E qui sono state accertate ben 2.291 “non conformità”, con conseguente sequestro di merci per un valore di quasi 148 milioni di euro e sanzioni amministrative per oltre 2,9 milioni di euro. Parallelamente, i Nuclei Antifrodi Carabinieri (NAC) hanno eseguito controlli in materia di “qualità alimentare” in 118 aziende produttrici di mozzarella di bufala, accertando 35 illeciti penali e amministrativi e segnalando 14 persone all’autorità giudiziaria. Nell’ultimo anno, secondo Coldiretti, sono state importate dall’estero – Est Europa in particolare – più di un milione di quintali di cagliate, che equivalgono a circa 10 milioni di quintali di latte, ovvero il 10% dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità, di latte di bufala ma non solo. E la beffa è che il più delle volte questi prodotti presentano simboli che richiamano il made in Italy o la freschezza degli ingredienti. Peccato che si tratti invece di latte congelato e proveniente da ben altri lidi.
Un altro fenomeno piuttosto diffuso riguarda poi la violazione del marchio DOP, sia in Italia che all’estero, dove le pratiche dell’italian sounding sono all’ordine del giorno: tutti stratagemmi «idonei a far ritenere erroneamente ai consumatori un’origine italiana del prodotto». Per non parlare dell’inchiesta sull’impiego di terapie farmacologiche illecite all’interno degli allevamenti, con l’utilizzo di ormoni della crescita vietati. L’ultimo illecito riscontrato riguarda, infine, l’utilizzo di latte vaccino al posto di quello di bufala. Ma qui i numeri per ora non destano preoccupazione.
Insomma, la mozzarella di bufala è un grande affare, ma proprio per questo è esposta a grandi rischi e necessita di severi controlli.